Non possiamo lamentarci. Gli scacchi si sa, sono un gioco per “pochi”. O almeno così dicono. Non possiamo lamentarci anche se oggi eravamo solo 12 a giocarci il 3° Memorial Scacchistico Monsignor Erasmo Pintus, nel Salone parrocchiale di Sant’Isidoro. E’ stato un annetto gioioso. Tanti allenamenti tutti i martedì e con un gruppetto “fisso”. Almeno sei ragazzi che hanno imparato il gioco. Non solo. Hanno imparato il rispetto per l’avversario e per il materiale scacchistico, la pazienza tra una mossa e l’altra e quell’analisi della posizione sulla scacchiera.
E come ai vecchi tempi, quando ho insegnato alle elementari, non c’è nulla di più bello del sentirsi dire: “maestro posso portare la mia scacchiera”? Ecco. La mia scacchiera. Uno di quei giochi che insegnano ad Amare il prossimo. A richiederne la presenza vicino a noi, quella vicinanza essenziale per poter giocare, per poter condividere la nostra idea di gioco. E lì, in quella stretta di mano prima della partita, e poi nell’ultima stretta di mano a partita conclusa…lì gli scacchisti come “i maestri” sono soddisfatti.
E’ un grazie.
Un grazie per la partita, per le attese, le mosse, i silenzi, quel dondolarsi nella sedia o l’alzarsi e provare a guardare la partita da posizioni diverse (i bambini si esercitano anche con la prospettiva). Imparano così a destreggiarsi nella vita che mette loro a disposizione l’intelligenza. Tutto il resto si può imparare. L’intelligenza si sviluppa anche sulla scacchiera. La strategia, la logica…l’amicizia.
“Giochi con me?”
Quando un bambino fa questa domanda, chi insegna il Nobil giuoco può dirsi soddisfatto. Un gioco che fa crescere, un gioco che insegna a costruire la nostra vita. Con le nostre forze. Una miscela di pensieri tradotti in mossa. E’ per questo che Amo gli scacchi. E’ questo che cerco di insegnare ai bambini. L’essenza del gioco è nel silenzio.
Il silenzio e il movimento degli occhi e delle mani. La compostezza, l’eleganza, la nobiltà. Ma voi avete mai osservato un bambino mentre gioca a scacchi? L’avete mai osservato intensamente? Scoprono e controllano l’ansia della mossa sbagliata, la paura della sconfitta, la sorpresa della vittoria, il coraggio di una mossa voluta, l’attesa della risposta dell’avversario. Se osservate un bambino mentre gioca a scacchi, mentre tiene una mano sospesa sulla scacchiera in attesa di toccare il pezzo da muovere, bhè, è lì che potete chiedervi perchè mai Voi non sapete ancora giocare a scacchi.
Perchè?
Non è come tutti gli altri sport dove conta la forza fisica, la perfezione quasi del corpo che, da agonista, deve essere robusto. No. Negli scacchi noi siamo pensiero. Negli scacchi noi siamo idea. Negli scacchi noi siamo mossa e partita. Siamo tutto. Così sono i bambini. Tutto.
Gesù aveva 12 apostoli. Oggi, nel Salone parrocchiale di Sant’Isidoro noi eravamo 12 e Monsignor Pintus ci osservava. Noi lo vedevamo nelle bellissime fotografie tutt’intorno alla sala. E lui ci osservava dall’alto. Io non so se Monsignor Pintus sapesse giocare a scacchi. Non lo so questo. Eppure credo che si sarebbe seduto davanti ad una scacchiera. Credo che avrebbe stretto la mano a un bambino e gli avrebbe detto quello che diciamo noi:
“Buona partita!”
L’Augurio che gli scacchisti fanno al proprio avversario con quella stretta di mano che è insieme sfida, rispetto e amicizia.
Buona Partita!
Grazie a Federico Moi, a Gianluca, Jacopo, Federico, Mattia, Alessio, Nicola, Nicholas, Stefano, Antonio, Francesco.
Grazie ad Angelo Usai e a tutto lo staff dell’oratorio di Sant’Isidoro. Grazie all’instancabile Don Walter e a tutte le mamme e i bambini che ci hanno tenuto compagnia durante tutte le lezioni.
Grazie a chi, come Monsignor Pintus, ci ha insegnato la bellezza del’essere al servizio dei più piccoli. Servi tra i servi, ultimi tra gli ultimi.
L’Accademia Scacchistica Mediterranea A.S.D. e il suo Presidente “Maestro Giulio” hanno donato i 50 euro ricavati dalle offerte dei bambini durante tutto l’anno scacchistico all’oratorio. Siete stati davvero cortesi ad ospitarci ogni martedì, dalle 16.00 alle 17.30. Quello che i bambini donano vogliamo che torni ai bambini.
Da loro impariamo costantemente e così sarà per sempre.