Quante volte scorrendo tra le varie stazioni radiofoniche vi sarà sicuramente capitato di ascoltare Radio Padania. Audio monofonico di pessima qualità ma con una copertura incredibilmente diffusa in tutto il territorio nazionale. Qualcuno di voi si è mai chiesto, come fa una radio “Comunitaria” ad avere e mantenere tante frequenze in tutta Italia? Pagherà Bossi & Company? Niente di tutto ciò. Radio Padania grazie ad una legge del suo fondatore, è una vera e propria miniera d’oro. Durante la discussione della finanziaria del 2001, un emendamento presentato dal fondatore dell’emittente, il deputato leghista Davide Caparini, (Legge 28 dicembre 2001, n. 448, Art. 74) permette alla stazione radiofonica padana (e alla cattolica Radio Maria) di attivare liberamente nuovi impianti Fm sul territorio nazionale senza chiedere preventive licenze al ministero o agli ispettorati regionali, purché non interferiscano con frequenze già esistenti. La concessione si ritiene assegnata a pieno titolo dopo appena 90 giorni, di conseguenza la frequenza può essere anche immediatamente venduta. Radio Padania è considerata un’emittente “di servizio”, senza finalità di lucro ed in quanto appartenente ad associazioni o fondazioni culturali, politiche o religiose è classificata come “comunitaria”, cioè non commerciale e utile alla comunità. Un bel vantaggio rispetto alle altre emittenti che non possono acquisire alcuna frequenza se non a caro prezzo. Mentre le voci dell’etere a carattere locale muoiono una dietro l’altra, tra l’indifferenza generale, si consente a Radio Padania di guadagnare milioni di euro, grazie alla vendita delle frequenze occupate in virtù di una legge firmata da un deputato della Lega. Inoltre dalla legge finanziaria del 2005 (Legge 30 dicembre 2004, n. 311, Art.1 comma 213) , ogni anno lo Stato ha stanziato un milione di euro (ma il fondo è stato rivalutato) per il potenziamento e l’aggiornamento tecnologico nel settore della radiofonia. I soggetti che possono usufruire del contributo sono però quelli indicati al comma 190 della Finanziaria del 2004, cioè: le “emittenti radiofoniche nazionali a carattere comunitario”. Le uniche due che rispondono al requisito sono Radio Padania e Radio Maria. Ma mentre Radio Maria utilizza le proprie frequenze in maniera corretta senza eccedere nell’accensione di Frequenze, Radio Padania tramite abili installatori speculatori, continua ad accedere in tutto il territorio nazionale e rivendere le autorizzazioni. Un giro di soldi oscuro, ma nessuno ne parla, nessuno sa niente, solo le emittenti o gli appassionati del settore si accorgono della vergogna che si porta avanti da oltre 10 anni! Vi Facciamo un esempio pratico: Su Cagliari c’è una frequenza libera, Radio Padania irradia da quella postazione il proprio segnale, dopo 90 giorni quella frequenza diventa sua e viene ceduta ad un’altra radio. Nel frattempo sulla stessa postazione, Padania accende un’altra frequenza per poi rivenderla, sino a saturare totalmente il campo fm disponibile. In Sardegna ad esempio Radio Padania ha fatto affari d’oro cedendo frequenze a vari Network Nazionali in primis RTL 102.5, RDS, Radio Italia, R 101 ma anche alla radio regionale “Radiolina”.
Ci Auguriamo che prima o poi qualcuno si accorga dello scempio che sta avvenendo nell’etere, servirebbe una regolamentazione del settore che possa permettere a grandi e piccoli di espandersi, nei giusti modi, senza sfruttare l’escamotage offerto da Radio Padania.