Le accuse sono ritenute attendibili dal pubblico ministero ma fumose e incerte dall’avvocato difensore. Così il giudice per le udienze preliminari, lette le carte, decide che la sede più opportuna per valutare come davvero stiano le cose è il dibattimento, cioè il processo davanti a un Tribunale collegiale. Di conseguenza rinvia a giudizio il padre 42enne di Maracalagonis che, secondo la ricostruzione della Procura e dei suoi consulenti, avrebbe violentato più volte la propria figlia: episodi avvenuti alcuni anni fa quando la bambina aveva meno di 14 anni, età che aggrava ulteriormente la posizione già delicatissima del genitore.
È quanto stabilito ieri mattina al palazzo di giustizia al termine dell’udienza svolta davanti al gup Giorgio Altieri: un appuntamento durato meno di un’ora durante il quale hanno discusso il pm Marco Cocco e il legale Francesco Roggiero, che ha sottolineato tutti gli aspetti dubbi e le incongruenze del racconto che ha portato l’imputato alla sbarra. La vicenda era venuta a galla grazie alle confidenze che la ragazzina aveva fatto a una parente, una serie di violenze subite in casa – e fuori – quando la madre era assente o distratta. Il padre è uomo senza occupazione fissa e la famiglia non ha mezzi di sostentamento solidi; così già da anni la ragazzina viveva con un’altra famiglia (alla quale era stata affidata dai servizi sociali) e solo nel weekend tornava dai genitori. Era in queste occasioni, secondo le accuse, che l’uomo approfittava della figlia.
Quando la madre si spostava in giardino, o usciva, lui andava nella camera della piccola e allungava le mani: episodi avvenuti anche alla presenza del fratellino (così ha sostenuto la vittima). Gli abusi, che secondo il pm comprendevano rapporti completi, venivano consumati anche quando il padre buttava la spazzatura (portandosi dietro la figlia) oppure sopra il cassone della motoape.
Una sequenza di violenze andata avanti per alcuni anni sino al 2008, quando gli assistenti sociali avevano fatto denuncia e la ragazzina era stata mandata altrove. Però restano parecchi dubbi su alcuni aspetti della storia, tanto che anche gli investigatori avrebbero smentito diversi particolari tirati fuori dalla vittima. È per questo che il giudice ha ritenuto più opportuno approfondire l’argomento mandando l’imputato a processo. (an. m. fonte Unione Sarda)