Politica, antipolitica, cultura democratica e Partecipazione (con la P maiuscola)
Da qualche mese l’argomento dell’antipolitica è ricorrente in Tv, nei giornali e nei salotti, provocato dal risultato ottenuto dal Movimento 5 stelle, risultato inaspettato per chi ha perso il contatto con la società, e che per questa mancanza dialogo e per la paura di perdere le briciole di potere di cui si sente padrone mette in guardia dal pericolo dell’antipolitica e dai politici non professionisti.
Tralasciamo il fatto che a livello nazionale i partiti e l’intero parlamento hanno rinunciato a svolgere il loro ruolo e ad assumersi le loro responsabilità, accettando e sostenendo un governo imposto dalla finanza, che meriterebbe un approfondimento per chiarire cosa si possa definire antipolitica.
Gli elementi che evidenziano il distacco tra la società e i partiti sono molteplici, mi vengono in mente l’eliminazione delle provincie, le preferenze alle elezioni politiche, la riduzione (o meglio l’eliminazione) dei finanziamenti pubblici ai partiti, chiedere sacrifici ai cittadini senza rinunciare ai propri privilegi ecc.
Personalmente penso che ignorare la volontà dei cittadini possa solo accentuare l’astio e l’avversione che già oggi hanno raggiunto livelli allarmanti, e che potrebbero avere un’evoluzione violenta (come sta già avvenendo in altre nazioni anche molto vicine).
Sentirsi depositari della volontà popolare e gestire la cosa pubblica come fosse privata perché si sono vinte le elezioni, è lecito e assolutamente legale ed ha caratterizzato la vita politica del nostro paese per decenni, è il pensiero che ha prodotto il clientelismo, che ha provocato lo sperpero di denaro in opere inutili, l’utilizzo allegro e disinvolto di risorse e contributi pubblici, la smisurata crescita dei finanziamenti pubblici ai partiti e alla politica, e regalato denaro dei contribuenti e privilegi fiscali illeciti alle istituzioni religiose.
Un modo per ristabilire un rapporto corretto tra partiti, amministratori e cittadini può essere quello di stimolare la partecipazione dei cittadini alla vita politica, ma questo significa che bisogna abbandonare la cultura della delega per avere un confronto continuo con i cittadini, confronto non significa solo illustrare le decisioni prese nelle riunioni chiuse e ristrette, ma decidere insieme ai cittadini quello di cui la città ha bisogno e come farlo.
Un’amministrazione consapevole che la partecipazione dei cittadini è un elemento importante sia per l’amministrazione stessa che per l’intera comunità dovrebbe pensare ad un sistema e a strumenti adeguati (magari all’interno di un progetto complessivo di indirizzo e sviluppo) che garantiscano lo scambio reciproco di informazioni, idee, proposte tra cittadini e amministrazione e di dare l’opportunità all’amministrazione di illustrare i propri progetti, di arricchirli con il contributo della città,di aggiornare i cittadini sullo stato di attuazione di progetti e programma e avere il ritorno di come la città percepisce l’azione dell’amministrazione e del consenso dei cittadini sulle scelte operate.
E’ stato attivato in questi giorni il nuovo sistema con cui i sinnaesi potranno chiedere chiarimenti e informazioni agli assessori e al sindaco.
Il nuovo sistema che ha sostituito il vecchio forum dà la possibilità ai cittadini di inviare comunicazioni ai singoli assessori e al sindaco, queste segnalazioni/richieste saranno vagliate dai singoli assessori che decideranno se rispondere o meno, e decideranno se pubblicarle.
Una delle parti può evitare di rispondere a domande imbarazzanti, può rendere invisibili segnalazioni scomode critiche e lamentele, senza la preoccupazione che resti traccia delle segnalazioni e delle mancate risposte.
Il sistema di comunicazione scelto dall’amministrazione di Sinnai distrugge il dialogo ed il confronto tra cittadini e amministratori, limita il dialogo alla richiesta di informazioni di interesse personale, escludendo i cittadini dalla partecipazione alle scelte e impedendogli di contribuire a migliorare la propria città, e priva l’amministrazione del prezioso contributo dei cittadini che non parteciperanno all’individuazione dei problemi, all’elaborazione di possibili soluzioni, proposte, e non daranno il loro contributo alle scelte nè forniranno uno stimolo e un sistema di controllo e monitoraggio dell’azione dell’amministrazione.
Il rapporto tra cittadino e amministrazione è svuotato di tutti gli elementi che possono provenire dalla comunità e stimolare positivamente l’azione amministrativa.
Invece di un sistema che crea un rapporto paritario tra cittadini e amministratori si è scelto un sistema a senso unico che invece di favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica e all’amministrazione della propria città aumenterà la distanza tra politica e cittadini e allontanerà cittadini più o meno giovani dall’impegno per la collettività (e dalla politica).
Spero si tratti di uno scivolone a cui porre rapidamente rimedio, e che questa scelta non scaturisca dal sentirsi “eletti” in senso biblico invece che politico, non c’è alcun bisogno di creare ulteriori barriere per separare chi ha e gestisce il potere da chi deve chiedere con riverenza, o rivolgersi all’amico dell’amico…
E’ stata persa una occasione importante per l’attuale amministrazione, per l’intera città che avrebbe benefici da una amministrazione più efficiente ed efficace, e anche per ridurre la distanza tra cittadini e politica.
Democrazia è partecipazione, la delega è antipolitica!
Eros Campofiloni.