Sinnai, dopo un anno da innocente in carcere per Claudio Ribelli 91mila euro di risarcimento

E’ stato un anno da Incubo per Claudio Ribelli, l’operaio di Sinnai finito sotto accusa per rapina. Ha dovuto scontare sei mesi a Buoncammino e altri sei ai domiciliari, è stato scagionato grazie ad un video è riuscito ad ottenere un giusto risarcimento. Nel novembre 2012 è stato assolto dal giudice per le udienze preliminari per non aver commesso il fatto, e il Gup ha di sposto nuove indagini a carico di un’altra persona. Ma in attesa della sentenza lui ha scontato un anno di carcere con l’accusa gravissima di aver puntato un coltello alla gola di un bambino, per rapinare la mamma di 100 euro e una catenina d’oro. Claudio Ribelli, 28 anni, operaio edile di Sinnai, sarà risarcito dal suo “un incubo durato un anno”. La Corte d’appello di Cagliari ha stabilito che lo Stato riconosca al ragazzo «91.082 euro» vista «l’ingiusta» privazione della libertà personale patita. “Prima dell’arresto avevo supplicato le forze dell’ordine di confrontare le mie impronte digitali con quelle trovate sul posto, mi risposero che non erano tenuti a farlo” – racconta Ribelli «Quando ero stato portato in caserma il giorno della rapina, non conoscevo il motivo. Ma non ero stato arrestato perché la signora aveva detto: Non è lui. Poi, dopo un mese aveva cambiato versione, così mi sono ritrovato in carcere da innocente, soltanto perché quella mattina al bar avevo offerto un caffè alla persona che ha confessato il reato. Essere risarcito mi sembra il minimo” Secondo l’accusa, il 19 ottobre 2010, due persone erano entrate a casa della donna fingendosi tecnici comunali per rapinarla. Uno di questi era Pierpaolo Atzeni, 34enne di Sinnai, ll quale aveva confessato ed era stato condannato in appello a cinque anni e 4 mesi. Ma il complice non era di certo Ribelli. Non lo dice soltanto la sentenza. C’è anche un video ripreso da una telecamera di una stazione di servizio che lo scagiona: si vede Atzeni in auto, pochi secondi dopo la rapina. con un ragazzo. E questo non era Claudio Ribelli. La detenzione «ingiusta» ha provocato «conseguenze familiari e personali», un «evidente clamore mediatico», l’offesa «alla reputazione» (è «ancora giovane»), la «lesione al patrimonio personale e morale».

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