Una Nazione modello, e chi la guida, deve garantire al Popolo un quieto vivere e fare in modo che non gli manchi niente, sopratutto non dovranno mancare i beni di prima necessità, quali lavoro, istruzione, sanità, e il cosiddetto tetto. Il primo (Lavoro) ovviamente va di pari passo al modello economico della Nazione stessa, gli altri 3 invece dovrebbero essere servizi garantiti gratuitamente. Oggi invece assistiamo ad un continuo sciacallaggio in questi settori, un motto continuo di tagli su tagli, dove gli unici a pagarne le conseguenze sono le persone che costituiscono il popolo. L’ultima notizia che ha dell’incredibile è quella dell’ordine di sfratto che è stato fatto alle famiglie che occupano gli stabilimenti dell’ex zuccherificio di Villasor, ordinato direttamente dal Sindaco. L’edificio in questione è quello fatto costruire dall’Eridania 30 anni fa circa per capifabbrica e operai specializzati; dopo la chiusura dello zuccherificio è passato in mano al comune. Oggi in questo edificio ci vivono circa 30 famiglie, si parla di circa 120 persone tra cui si contano 50 bambini, tra sardi e marocchini. Molte di queste persone sono disoccupate o comunque hanno lavori precari che non garantiscono loro un regolare pagamento di canone d’affitto: L’unica alternativa? La strada! La giunta comunale ha già fatto sapere che gli sfratti verranno eseguiti usando il pretesto della messa in sicurezza , a cui poi seguirà una rassegnazione delle case che dovrà avvenire in modo “regolare”. A Manca pro s’Indipendentzia chiede che venga bloccato l’ordine di sfratto e l’immediata riapertura di una trattativa in favore degli sfrattati. Si chiede che vengano rispettate innanzitutto la dignità umana, alloggiando gli attuali abitanti in abitazioni temporanee dignitose, anche considerando l’elevato numero di bambini, prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione. A ciò deve precedere un impegno pubblico scritto in cui l’amministrazione comunale, alla conclusione dei lavori di risanamento e messa in sicurezza, si impegna a reintegrare interamente le famiglie, momentaneamente spostate, negli alloggi già precedentemente occupati e senza eccezioni di sorta. A Manca pro s’Indipendentzia intende puntualizzare che non fa nessuna differenza fra la provenienza etnica degli abitanti di quel caseggiato: chi ha scelto di vivere in Sardigna, integrandosi con la nostra gente deve essere considerato cittadino sardo a prescindere dal colore della pelle e dalla religione. La nostra è sempre stata una terra di ospitalità, e non abbiamo motivo di negare l’ospitalità a chi viene in pace e chiede di vivere pacificamente tra noi. Uniamo la lotta per il diritto alla casa a quella in favore dei diritti del Popolo Lavoratore Sardo, per contrastare la miseria dilagante imposta dallo Stato italiano e dai suoi politici collaborazionisti. A Manca pro s’Indipendentzia Territorio Campidano