E’ proprio vero, finalmente qualcuno che fa i conti in tasca al proprio partito. Anzi, ai propri dirigenti e parlamentari. Chiedendosi come è possibile che due parlamentari sardi propongano a Roma, nella massima sede della politica, un emendamento che consenta di trasformare “la quota destinata ai servizi” in zona destinata alla residenzialità. Certo, in città come Cagliari la questione sembra di poco conto. Ma a Villasimius? A Villasimius, comune costiero, che vive principalmente di turismo, come si può pensare che un emendamento del genere non produca danni? Tore è stato molto chiaro in proposito. E’ stato così chiaro che qualsiasi altro intervento sarebbe stato inutile. Perchè lui ha parlato come Sindaco, e quindi come ammministratore. Non ha certo parlato come “dirigente di partito” o come tesserato. Si è preso un po’ di tempo in più degli altri, ma è la fortuna che spetta a chi porta avanti l’intervento conclusivo nei convegni. Un tecnico, Tore. Uno che le cose le sa e le sa fare. E’ stato un peccato che, tolti i rappresentanti dei partiti politici dell’opposizione, all’incontro di ieri in paese ci fossero al massimo 7 persone. Esagerando. E’ un peccato che il PD sia così diviso, o così confuso da aver organizzato a Sinnai un Convegno sulle riforme istituzionali e che Diana e Erriu, relatori, non si siano presentati. Nè si sono presentati i consiglieri del PD di Sinnai. Certo, c’era il Sindaco, per i saluti di rito. E’ un peccato buttare al vento una opportunità del genere perchè ne valeva la pena, andarci, anche solo per ascoltare Tore Sanna. L’idea di Sardegna. Ciò che manca. L’idea di una terra libera “da” e libera “di”. Libera dall’inquinamento e libera di rinascere anche dalle bonifiche. Ci sono modi per non disperdere la forza, la grinta e la disperazione degli operai sardi che stanno a casa? C’è il modo per salvare gli operai, prima che l’Alcoa? Non è triste pensare sempre e solo a salvare una industria che non c’è, senza invece pensare di salvare gli operai, gli uomini perchè portino a casa il pane? Perchè, vedi Tore, il punto concreto non è lo sviluppo locale, non sono le programmazioni politiche, nè quelle economiche. Il punto nodale di tutto questo marasma politico è il fatto che si riconosca che TUTTI hanno bisogno di un pezzo di pane da portare ai propri figli. Questo non deve mancare. E non manca se, chiudendo industrie inquinanti si studiano modalità d’assunzione dei lavoratori per bonificare quelle stesse industrie, ad esempio. E allora si fa il lavoro dell’operaio e non la vita del “detenuto”. Di quello mantenuto dallo Stato. Perchè è questo che rischiamo per i nostri operai. Rischiamo che, con la cassa integrazione, con questi licenziamenti, con la chiusura delle fabbriche si ritrovino in casa, a non far nulla e a non poter vivere dignitosamente. Quasi come fossero in prigione. In prigione insieme alle proprie famiglie. Se un operaio non ha da mangiare, neppure i suoi figli mangiano. Non è dovere dello Stato preoccuparsi del Lavoro? Non è questa Repubblica fondata sul lavoro? E la Nostra Sardegna? Non è quella Terra, come hai detto tu, dove la biodiversità è anche nella lingua? In quella lingua che desiderano studiare e ascoltare e imparare anche gli stranierii? Nei nuraghi che molti neppure sanno si trovino solo qui? Nelle specie rare? Nell’aquila, nel muflone, nell’asinello dell’Asinara? Possibile che l’unicità della nostra Terra sarda sia sempre confusa come quella di un luogo così poco abitato da poterci impiantare qualsiasi industria inquinante (senza progetti di bonifica) o qualsiasi base militare? Chiedete ai maddalenini, che hanno “il parco” come stanno oggi. Chiedetelo a chi vedrà passare nella propria isola il tubo del metano senza neppure vedersi pagata la “servitù di metanodotto”. Siamo sempre al servizio dell’Italia, giusto? Altro che “Sandalia”. Sembriamo una ciabatta di quelle che si usano ogni tanto e poi chissà dove le metti. Sembriamo una Terra che si è dimenticata della propria identità. E l’identità o la “rappresentatività” come ho cercato di spiegare ieri, non è data dall’avere 80 Consiglieri Regionali (60 dalla prossima Legislatura…nonostante, ad esempio, la Puglia ne abbia 50 dalla prossima), o dal mantenere 8 o 4 province, che se guardi bene, stipendi o “gettoni” portano via alla Sardegna una marea di denaro e le strade provinciali hanno i fossati (ci mancano solo i coccodrilli!!) e l’edilizia scolastica per le scuole superiori, come hai detto anche tu, ha le aule e non le PORTE! Ma dove vogliamo arrivare? Tutti a lamentarsi delle province e nessuno si ricorda di come vengono eletti i rappresentanti delle province. Non so se sono stato chiaro, non so se hai compreso la differenza tra “scegliere il proprio rappresentante”, come nei comuni e “vederselo imposto” come alle provinciali. Parla l’affluenza al voto. Più i cittadini si sentono “distanti” (vedi Europee) meno votano. Le riforme devono partire dal basso, certo. Devono partire da quella elettorale. Perchè è nei partiti, ancora, che si fanno i conticini. E’ nei partiti che si sceglie chi deve o non deve essere eletto. Sono i partiti i responsabili della politica italiana. Guarda questo Governo. Ma chi l’ha detto che non risponde politicamente ai cittadini? Ne risponde eccome, perchè è sostenuto dai partiti e i partiti che lo sostengono e lo tengono in piedi perchè non hanno proposte nuove, utili, di programmazione politica sono responsabili eccome di questa super tassazione che genera solo povertà. Dove sono le misure per il lavoro? Per la sanità? per l’ambiente? Per i giovani? Dov’è tutta questa “intellighentia” dei grandi professori? I partiti sono i responsabili. E far finta che non sia così è chiudere gli occhi. Perchè è vero che le province sono “In Costituzione”. Ma anche i partiti ci sono lì. E ti dirò di più, come ti ho già detto: anche il lavoro è in Costituzione. Al primo articolo. Messo lì, non certo per caso. Non certo per caso. E allora che si riparta. Che si rinnovino le “istituzioni” senza enti intermedi o enti inutili mangia soldi. Che si obblighino i gruppi politici a rendicontare ora il denaro che hanno e che glielo si tolga definitivamente. Che si tolgano i privilegi dei politici da tutti i livelli, compreso quel pessimo sistema pensionistico dei parlamentari e d’altri che dopo pochi anni ti da diritto ad una pensione 10 volte, forse, maggiore di quella di un artigiano che lavora 40 anni e versa per 40 anni le tasse senza organizzarsi cene a base di ostriche e cocaina. Non è vergognoso tutto questo? Non sono i piani “alti” quelli che possono e dovono indignarsi, oltre alla popolazione? Non era, una riunione come quella di ieri, un luogo dove ripartire democraticamente dallo scambio delle idee, lasciando perdere i ricatti i mal di pancia o i giochetti politici dei partiti? Dov’è la coerenza di chi si dice compatto in Consiglio Comunale con mezzo centro-destra…pur continuando a dire che la destra e la sinistra non esistono più e poi è palesemente diviso all’interno del proprio partito? Vuoi un’idea per la Sardegna? La puoi avere quando in un Comune stai con l’UDC, FLI, i Riformatori, il Partito Sardo, tutti partiti che invece in Regione dove si “coordina” e si fa “l’alta programmazione” votano solo per il cemento e accettano senza nulla dire che si metta a capo della Carbosulcis un curioso personaggio… Tore, dov’è la coerenza? Nell’esser governati in una Provincia da chi neppure è stato eletto? Da chi neppure ha chiesto alla gente, ai sardi, d’esser messo al vaglio del voto? Vedi quante contraddizioni? E non sono i partiti i responsabili? Tutti quanti, compreso il mio, ognuno nelle sue beghe e nei propri pasticci? Tore, come hai detto tu, c’è bisogno di capire cosa vogliamo per la nostra Terra. Ma ancora di più c’è bisogno di capirci e di non prenderci in giro perchè quando ci si candida per rappresentare la Sardegna e quando la si rappresenta in Parlamento, poi, bisogna decidere guardando verso tutti i Territori, Ogliastra compresa, senza stare sempre e solo a guardare verso Cagliari. Cagliari è solo una città. E’ nei paesi la specificità della Sardegna. E tutti vanno tutelati. Tutti. Compreso il tuo. Compreso il mio. Ed è inutile chiedere ai Consiglieri Provinciali cosa ne pensano delle Province, se vogliono o non vogliono rispettare i Referendum, compreso quello consultivo sulle 4 Costituzionali. Tore, la poltrona è comoda. Stipendio o gettone: è comoda. Sono tutti gli altri cittadini che stanno in piedi, ore in fila per mille servizi mal gestiti, anche se abbiamo “l’ente intermedio”.
Giulio Lobina (capogruppo consiliare di Sinnai e segretario provinciale di Cagliari IDV)