Mettiamo ora piede a Cagliari, dopo 17 ore, i volti sono stanchi e le gambe molli, i pullman sono vuoti perché abbiamo scelto di lasciare quasi tutto lì, in quelle case nel quale anche il nostro materiale di equipaggiamento sarebbe stato più utile. In compenso ci portiamo dietro il fango sugli stivali, l’acqua che impregna i giubbotti e tanta, tanta soddisfazione.
Nessun gesto eroico: abbiamo pulito case, mobili, palestre, sgomberato scantinati, aiutato signore e signori nelle piccole operazioni che, stanchi dalla fatica di giorni di lavoro, sembravano molto più dure.
C’è chi ha passato giorni in quel fango, c’è chi da quel fango piano piano ci ricostruirà una vita.
Noi abbiamo solo provato a fare il nostro, a renderci utili in un sabato in po’ diverso dal solito.
Noi oggi ci sentiamo di dire tanti grazie, più che riceverli: grazie alle tante persone che ci hanno accolto nelle loro case con sorrisi e abbracci, che spesso ci hanno fatto sentire a parti invertite, che hanno dato un senso a tutto questo; grazie ai tanti volontari che alle 4 del mattino hanno preso un pullman con noi per spalare fango a 350 km da casa; grazie all’altro centinaio di persone che ha dato la propria disponibilità ma non abbiamo potuto includere per esaurimento dei posti in pullman; grazie a Ivo e Roberto, i due autisti volontari che hanno sacrificato le loro ore libere per noi e grazie all’ARST che ci ha permesso di raggiungere gratuitamente Olbia, con disponibilità e grande cuore, lottando anche con la burocrazia; grazie alle decine e decine di studenti, personale dell’università e cittadini che hanno contribuito alla raccolta dei beni di prima necessità nelle nostre sedi, che abbiamo consegnato al centro di via Nanni in prima mattinata; grazie a quei volontari della croce rossa che ci hanno permesso di aiutare nei quartieri più colpiti, litigando con chi ci chiedeva di fermarci; grazie alla generosità delle farmacie che ci hanno aiutato, della Confederazione Sindacale Sarda, del Prof. Mauro Coni, dei medici specializzandi, delle tante associazioni e gruppi che hanno diffuso i nostri appelli.
L’emergenza non è finita, tra pochi giorni i riflettori dei media si spegneranno come spesso accade nelle tragedie di questo paese, il bisogno di aiuto no, serve oggi e servirà domani. Abbiamo riscoperto la solidarietà di un popolo fiero che spezza il pane anche quando è tanto poco, che si getta ad aiutare gli altri, che trova la forza nelle difficoltà più amare. Che questo non sia un episodio ma una costante.
Proprio per questo invitiamo tutti a tenersi informati e continuare a dare il proprio supporto, secondo le indicazioni delle autorità deputate.
Con affetto,
UniCa 2.0